CHIESA DI SAN LORENZO MARTIRE

MONTEDINOVE

Panoramica

La primitiva chiesa di San Lorenzo di Montedinove era di piccolissime dimensioni. Sul lato destro dell’attuale edificio, in via Santa Chiara, è visibile ancora una vecchia muratura completamente a pietra, che include anche tre paraste, in una lunghezza di circa 6/8 metri. E’ questo il fianco destro della primitiva chiesina, risalente al X-XI secolo, totalmente inglobato dalle ricostruzioni successive. Era una dipendenza del prestigioso monastero di San Salvatore in Aso che i farfensi edificarono a replica dell’omonimo San Salvatore Maggiore in Sabina. Sono le tracce del primo insediamento farfense a Montedinove, che non è databile, ma la sua posizione ci suggerisce una sequenza temporale: precedente alla chiesa di Santa Maria de’ Cellis costruita più in basso, ma successiva all’insediamento feudale, racchiuso da via del Girone, posizionato più in alto. La sua posizione quindi sancisce l’origine feudale e non monastica dell’abitato di Montedinove.E’ documentata nel pagamento delle decime del XIII secolo, e nel XV secolo precisamente nel luglio 1456 , una Bolla di Erezione la innalza a Prepositura con due Canonici o Prebendati.La struttura che vediamo attualmente , a una navata, risulterebbe più stretta di almeno due metri rispetto alla precedente, a due navate , mentre ha mantenuto lo stesso aspetto a pianta longitudinale con l’abside rivolto a nord-est I lavori di demolizione e di ricostruzione della chiesa iniziarono il 17 settembre del 1786 e terminarono il 1° novembre 1797. Il progetto e la direzione dell’opera furono affidati all’architetto Ticinese Pietro Maggi che seppe realizzare un vero capolavoro, sia per la pulizia e linearità degli elementi strutturali che per l’eleganza delle decorazioni , per le quali si avvalse di maestranze appositamente chiamate dalla Svizzera.Nel registro dei conti del canonico montedinovese don Giovanni Alberti sono annotate tutte le notizie amministrative riguardanti i lavori, alla cui supervisione il canonico era stato delegato, e sono allegati tutti i contratti di pagamento sottofirmati dai maestri costruttori e artigiani che vi presero parte. In epoca più recente (1912) il parro¬co don Giacomo Agasucci ha redatto un inventario molto preciso e dettagliato della Chiesa di S. Lorenzo e ha fornito insieme una descrizione della precedente chiesa, demolita per ricostruirvi l’attuale. Secondo quanto afferma Agasucci, l’odierna chiesa ad una navata risulta essere più stretta di almeno due metri rispetto alla precedente, che aveva invece due navate, mentre ha mantenuto lo stesso assetto a pianta longitudinale con l’abside rivolta ad est. Apprezzato e ammirato al suo tempo, il Maggi risulta oggi sconosciuto ai più. Il Maggi nacque nel Canton Ticino nel 1756 e insieme al padre Carlo, anch’egli architetto, arrivò a Montedinove prima del 1776; sposatosi con una montedinovese decise di rimanere, facendosi stimare per il suo lavoro che portò avanti fino alla morte, sopravvenuta mentre dirigeva i lavori della Chiesa Matrice di Colonnella nel 1817. Ritenuto, anche fuori del paese, architetto di grande abilità e competenza, la sua consulenza era richiesta per tutta la Bassa Marca, dove oggi si ammira¬no opere come la Colleggiata e l’Ospedale di Offida, la Chiesa delle suore marcucciane ad Ascoli, la risistemazione della piazzetta con la Chiesa e il Teatro dell’Arancio a Grottammare, le Chiese di S. Vittoria, Petritoli, Gualdo di Fermo, Colonnella, Castignano, per non citare che alcuni degli innumerevoli lavori che portano la sua firma. Ma la Chiesa di S. Lorenzo di Montedinove rimane uno dei suoi capolavori.Il colonnato con scanalature a vista, ornato da finissimi capitelli corinzi in stucco bianco, la cui perfezione scultorea non ha pari nella zona, si deve al ticinese Domenico Fontana, come è attestato dal registro dell’Alberti. Scorrendo tale registro si nota chiaramente come al seguito del Maggi lavorassero numerose maestranze specializzate, venute dal suo paese di origine, il Canton Ticino. L’affluenza di artisti del nord nello Stato Pontificio era divenuto corrente sin dal Quattrocento, poiché il papato assicurava, più che altrove, un’opportunità di lavoro continua e ben remunerata. Con la crisi della Chiesa, tale afflusso ebbe termine e probabilmente il Maggi con i suoi collaboratori è uno degli ultimi rappresentanti di questa particolare immigrazione di artisti. Secondo quanto tramandato oralmente, la pregevole fattura degli interni di S. Lorenzo suscitò l’interesse dell’architetto montaltese Giuseppe Sacconi, che copiò e studiò gli stucchi per trame ispirazione. Lo conferma l’Agasucci nel già citato inventario, Nello studio del Sacconi lavorò per un certo periodo Alessandro Tamanti, architetto e ingegnere, nativo di Petritoli ma che visse a Rotella tra il 1870 e il 1952, del quale esistono degli studi di trabeazione corinzia, copia perfetta dei capitelli di S. Lorenzo, soprattutto nella particolarità della trama fine delle foglie di acanto che sembrano trasformarsi in foglioline di olivo. L’importanza data all’ornamentazione testimonia la discendenza barocca del Maggi, il cui stile però, al di là di questa episodica esuberanza esornativa, è indiscutibilmente classicheggiante, probabilmente dovuta allo studio delle opere dei grandi maestri settecenteschi romani, che ebbe modo di conoscere durante il suo soggiorno giovanile nella capitale. La Chiesa di S. Lorenzo, nella semplicità dei suoi elementi, mette a nudo questa tendenza e porta il Maggi lungo la strada verso il Neoclassicismo, con una originalità d’impronta che ha saputo tener presente la realtà e la tradizione in cui veniva ad inserirsi.

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