FONTANA DELL’ACQUA DEL MONTE DELL’ASCENSIONE
MONTEDINOVE
Panoramica
La Fontana dell’acqua dell’Ascensione è ubicata lì dove, ancora oggi, si trova una delle fontane storiche del paese, detta “delle fontanelle”, in questo luogo il 9 settembre 1894 arrivò per la prima volta l’acqua pubblica nel centro abitato di Montedinove.
L’opera, scolpita in un blocco parallelepipedo, è stata realizzata in Travertino di Acquasanta, materiale caratteristico del territorio piceno, utilizzato fin dai tempi remoti. L’autore ha poi impresso al soggetto un movimento elicoidale che induce alla visione dal basso verso l’alto e suggerisce il profilo del monte dell’Ascensione. Un profilo che si genera dalla folta chioma della Ninfa, che rappresenta una metamorfosi perenne: la mutevolezza del paesaggio e i cicli vitali.
La Ninfa, con un gesto simbolico, esercita una pressione sulla roccia, il profilo della montagna, e genera così la sorgente che irrora il territorio e disseta gli uomini. L’autore ci suggerisce poi come il dettaglio del braccio destro della figura, abbandonato, ricordi la prima Pietà di Michelangelo Buonarroti esposta nella Basilica di San Pietro a Roma, quella che il grande maestro realizzò a ventiquattro anni, e testimonia l’omaggio e l’ammirazione dello scultore verso il più grande Maestro dell’arte plastica.
Diciamo infine della figura mitologica scelta a soggetto e riferiamo che le ninfe nella mitologia greca e romana, erano divinità inferiori che personificavano la natura. Esse erano esseri mortali ma avevano una vita lunghissima e rimanevano giovani per sempre.
Detto quanto riguarda il soggetto, con osservazioni desunte dalle parole dell’autore medesimo, aggiungiamo che è proprio dell’artista un interesse costante all’osservazione dell’azione degli elementi naturali sulla materia. Un’azione che viene sempre descritta attraverso caratteristiche forme longilinee, cariche di tensione (siano esse antropomorfe o meno) la cui consunzione scopre il nervo e i caratteri intimi della materia scelta di volta in volta.
L’artista coglie dunque come gli elementi costituenti , acqua, fuoco o aria, agiscano con pervicacia e persistenza sulle fibre della materia. Un’energia che viene definita in alcune opere con cromatismi improvvisi che emergono dai materiali, in altre da “fratture” e tensione che interrompono la continuità levigata del materiale.
Esiste dunque una costante nell’opera del nostro autore ed è un aspetto della rappresentazione che si rifà al vocabolario simbolico e storico, relativo agli attribuiti dei quattro elementi naturali, abbiamo detto fuoco, aria, acqua e, aggiungiamo, terra, che il nostro autore indaga costantemente, da tempo immemore, con un sodalizio di artisti e che manifestano periodicamente al pubblico il proprio lavoro con le bellissime mostre quali “Trasmutazioni”, che ha cadenza annuale, e “Archeologia fenomenica”, una rassegna costituita da quattro esposizioni che si sono sviluppate negli ultimi due anni tra il nostro territorio e alcune province extraregionali.
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